Emorroidi: cosa sono, sintomi e rimedi

Le emorroidi sono dei “cuscinetti vascolari” fisiologicamente presenti in tutti noi, ma nel 10% della popolazione adulta mondiale possono provocare dei disturbi (patologia emorroidaria) che compromettono fortemente la qualità di vita e in alcuni casi la capacità lavorativa.

I disturbi emorroidari colpiscono maggiormente individui al di sopra dei 50 anni, hanno una ereditarietà e peggiorano nei mesi estivi, come tutti i disturbi che affliggono i vasi sanguigni.

Il primo mito da sfatare su questo argomento è che NON tutti i disturbi che riguardano il canale anale derivano da un problema emorroidario ed è fondamentale eseguire una corretta diagnosi attraverso una visita proctologica. 

In molti casi i pazienti evitano in ogni modo di andare in ambulatorio perchè angosciati dall’imbarazzo di eseguire una visita di questo tipo viene e ricorrono a rimedi “fai-da-te” su consiglio di parenti ed amici, oppure a soluzioni farmacologiche lette sul web. Al persistere e al peggiorare dei disturbi, a volte anche dopo settimane, si recano in visita dal proctologo che, in molti casi, smentisce la presunta diagnosi iniziale e finalmente imposta una terapia mirata. 

Altro messaggio fondamentale è che NON tutti i sanguinamenti dall’ano (rettorragia) sono causati dalle emorroidi e sottovalutare la situazione può ritardare la diagnosi di patologie ben più gravi. A questo proposito, il “tipo” di sangue perso durante o dopo l’evacuazione è importantissimo: la presenza di sangue “rosso vivo” è causata nella maggior parte dei casi da un disturbo a livello del canale anale (patologia emorroidaria, ragade o polipi anali), mentre un colore più scuro indica che quel sangue è stato “digerito” e proviene quindi da un tratto più alto del colon o del retto. In questo caso è mandatorio eseguire quanto prima una colonscopia.

Ma perchè le emorroidi ad un certo punto iniziano a dare tanto fastidio? 


Innanzitutto è importante sottolineare la differenza tra emorroidi interne ed esterne perchè si presentano in modo diverso e si manifestano con una sintomatologia differente.

  • Le emorroidi interne sono situate all'interno del canale anale, al di sopra della linea pectinea e sono ricoperte dal tessuto epiteliale colonnare del retto; vengono irrorate dalle vene rettali superiori e medie e non sono visibili ad occhio nudo.
  • Le emorroidi esterne invece si trovano al di sotto della linea pectinea e sono ricoperte da un tessuto epiteliale squamoso, tipico della zona anale; per questo possono risultare morbide al tatto ma soprattutto sono visibili anche ad occhio nudo, senza l'utilizzo di strumenti medici.

Le emorroidi esterne sono quindi collocate al di fuori del canale anale e quando si infiammano provocano un senso di pesantezza, prurito e dolore durante l’evacuazione o anche semplicemente assumendo la posizione seduta. Nei casi più gravi e con la cronicizzazione della patologia, compaiono altre condizioni morbose come la ragade anale e la trombosi emorroidaria.

Nei casi di trombosi, il gavocciolo emorroidaria diventa violaceo, duro e fortemente dolente, al punto da compromettere le più banali funzioni quotidiane. Questa condizione generalmente si risolve in pochi giorni, ma può essere necessario assumere eparina per via parenterale o locoregionale e nei casi più gravi si arriva ad una incisione chirurgica per l’evacuazione del trombo.

Per quanto riguarda invece le emorroidi interne, queste raramente danno luogo a sintomatologia dolorosa in virtù della loro diversa collocazione ed anatomia; è invece molto più frequente un sanguinamento o un disturbo nell’evacuazione, dovuto al prolasso mucoemorroidario al di fuori del canale anale. Nel 1975 il medico Goligher realizzò una classificazione delle emorroidi in base alla gravità del prolasso, cioè del loro abbassamento all'interno del canale rettale; tale classificazione viene utilizzata ancora oggi per descrivere lo stadio di avanzamento della patologia emorroidaria.

In base all’entità del prolasso possiamo distinguere quattro gradi:

  • primo grado: le emorroidi sono completamente contenute nel canale anale; possono dar luogo a dei sanguinamenti durante l’evacuazione ma non vi è dolore e non ci sono alterazioni nelle normali funzioni intestinali
  • secondo grado: le emorroidi prolassano durante lo sforzo dell’evacuazione ma dopo rientrano spontaneamente nel canale anale. Può essere associato un sanguinamento, senza dolore
  • terzo grado: le emorroidi prolassano durante lo sforzo dell’evacuazione ma non rientrano spontaneamente nel canale anale, quindi il paziente si riduce manualmente il prolasso. Anche in questo caso è presente spesso un sanguinamento
  • quarto grado: le emorroidi si trovano in modo stabile al di fuori del canale anale e, se ridotte manualmente, riescono subito dopo. In questo caso il discomfort per il paziente è notevole ed è necessaria una terapia chirurgica (mucoprolassectomia) 

FAQ

1. E’ sempre necessario operarsi di emorroidi?

La risposta è: NO! Il trattamento della patologia emorroidaria può essere gestito a livello ambulatoriale. Diventa necessario l’intervento chirurgico in caso di sanguinamenti persistenti, frequenti trombosi, fallimento dei trattamenti ambulatoriali e forte discomfort per il paziente, soprattutto in caso di prolasso mucoemorroidario.

2. In che regime di ricovero viene effettuato l’intervento?

Dipende molto dalla struttura in cui si effettua l’operazione. Nella maggior parte dei casi si effettua in one-day surgery, ossia con una notte di ricovero, per monitorare il dolore postoperatorio ed eventuali sanguinamenti.

Il rischio di sanguinamento tuttavia non viene scongiurato fino alla VII-VIII giornata postoperatoria quando avviene la “caduta dell’escara”.

3. Che anestesia viene effettuata?

Il tipo di anestesia può dipendere sia dalle caratteristiche del paziente (per esempio assunzione di anticoagulanti o antiaggreganti), sia dal regime di ricovero.

Nella maggior parte dei casi si opta per una anestesia spinale, con eventuale sedazione, e al termine dell’intervento si esegue anestesia loco-regionale per il controllo del dolore nell’immediato postoperatorio.


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Domitilla Gaia Passantino - MioDottore.it